La vera barriera? Il pregiudizio

IMG_2787-05-09-17-06-04Continua il nostro percorso alla scoperta delle associazioni veronesi che si occupano di disabilità.
Oggi è la volta di Uildm.  Valentina Bazzani, la nostra giornalista, ha intervistato Davide Tamellini, il Presidente dell’Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare Verona Onlus.

Presidente potrebbe dirci qual è l’attuale situazione barriere architettoniche a Verona?
A Verona, nel corso di questi ultimi dieci anni, abbiamo assistito a dei miglioramenti per ciò che concerne il centro città, nelle zone più turistiche, grazie alle segnalazioni e alla partecipazione di tavoli di confronto da parte delle associazioni della consulta della disabilità del Comune di Verona. Purtroppo ci sono ancora problemi per ciò che riguarda le strade e i marciapiedi in zone più periferiche, di accesso ad alcuni musei, ai ristoranti, ai negozi e sono presenti pochi bagni accessibili pubblici. Un altro problema riguarda i trasporti pubblici, con autobus con pedane rotte e autisti poco collaborativi. Inoltre i taxi, sono pochi e poco attenti alle persone con disabilità.
Come state lavorando con l’associazione?
Uildm Verona Onlus si è sempre occupata dell’abbattimento delle barriere culturali e architettoniche sia in città, sia con le Ferrovie di Stato, organizzando incontri con l’Ordine degli Architetti e Ingegneri. Abbiamo sempre partecipato a tutti i tavoli tecnici organizzati dal Comune di Verona. Purtroppo c’è il rischio di fare tanti tavoli senza però concretizzare. Noi non molliamo e cerchiamo di promuovere una cultura dell’accessibilità a 360°.
Quali sono gli aspetti che impediscono a una persona con disabilità di fare una vita normale?

Uno degli aspetti che rende difficile una vita con normalità è ancora il pregiudizio. Per fortuna le persone con disabilità hanno iniziato a farsi valere mostrando qualità non diverse da chi si crede “sano” ovvero persone con gli stessi diritti di libertà e con la possibilità di realizzazione piena della propria vita. Poi, non si possono non considerare le difficoltà più comuni, ovvero l’accesso a strumenti base per la propria autonomia (carrozzina, protesi, ausili vari, ecc), a strumenti informatici, agevolazioni per l’acquisto e per l’inserimento della domotica nella propria casa, l’accesso ai contributi per l’aiuto quotidiano. Inoltre, mancano politiche di welfare sociale adeguate; non c’è investimento sul fronte del lavoro e telelavoro.
Cosa manca secondo lei e quali sono i traguardi raggiunti?
Manca ancora una piena consapevolezza e volontà di garantire un’autonomia per le persone con disabilità. Il disabile è ancora visto come una persona svantaggiata e quindi un costo sociale. Traguardi sicuramente ne sono stati raggiunti sul piano dell’integrazione ed inclusione sociale ma dobbiamo ancora fare molti passi in avanti.
Cosa direbbe se dovesse descriversi in poche righe?
Sono una persona dinamica che si lascia spingere dai desideri e, a piccoli “passi”, ogni giorno cerco di far valere il mio diritto di persona provando a dare un senso alla mia vita costruendomi una famiglia e realizzandomi professionalmente.
Come vede il futuro per chi vive una disabilità?
Il futuro lo vedo bene perché sono ottimista. Sicuramente migliorerà l’accesso alle tecnologie e le nuove scoperte permetteranno di diminuire le difficoltà di chi vive con una disabilità. In tutti i settori, educativo, sportivo ci saranno sviluppi interessanti. Non bisogna mollare sul piano della comunicazione: le persone con disabilità devono continuare a coltivare i propri sogni e lottare per abbattere il pregiudizio. Se si riuscirà a spezzare quel meccanismo sarà più facile parlare di piena realizzazione della propria libertà di vita insieme agli altri.

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